sabato 28 maggio 2016

Canonazos: Montecristo "Grand Edmundo" (EL 2010) VS Cohiba "Siglo VI" (2011)

A confrontarsi sul ring di DeepCigar sono questa volta due sigari importanti per tradizione e rilevanza nel panorama sigarofilo cubano.
Da una parte un grande classico di produzione ordinaria, il Siglo VI di Cohiba, datato 2011 e quindi con un invecchiamento di media rilevanza.
Dall'altra parte invece una produzione limitata (Montecristo Grand Edmundo) di un anno più vecchia, attualmente tra le più ricercate in ambito collezionistico.
La vitola de galera è la medesima (canonazo) e si identifica con un 52 di cepo e 150 mm di largo ma - ricordiamolo - le caratteristiche di partenza dei due sigari sono differenti: infatti i tabacchi del Grand Edmundo sono invecchiati pre-torcida per due anni e nel caso specifico l'invecchiamento post torcida vede un ulteriore anno di vantaggio per questo Montecristo (2010 contro 2011).
Come si sono comportati in corso di fumata? non vi resta che leggere qui sotto...

Cohiba Siglo VI (2011)
Esteticamente si presenta nel migliore dei modi, capa liscia priva di venature, tendenzialmente colorado. A crudo il tiraggio si dimostra perfetto con note dolci di miele e legno morbido.
I primi puff sono magnifici, il fumo è da subito cremoso: pepe bianco, miele, pasta frolla, nocciola, legno antico. I sapori sono dolci (e di alta qualità) ma è presente anche una leggera componente sapida ben amalgamata.
Partenza davvero ai massimi livelli, la finezza è rilevante, ottima l'intensità, post puff appagante e allo stesso tempo non troppo invasivo in modo tale da incentivare il fumatore a tenere il giusto ritmo di fumata. La componente speziata non è da sottovalutare: sulla punta della lingua è presente con decisione, ma senza esagerare: l'equilibrio aromatico è pur sempre uno dei punti di forza di questo canonazo...
Nel corso del primo tercio si aggiungono piccole note agrumate e un pizzico di acidità nei sapori che favorisce la salivazione. Ogni puff può offrire qualche sorpresa, un sentore balsamico, un passaggio legnoso differente, l'inserimento della vaniglia. La forza riscontrata è poco più che media (3,5/5)


Il secondo tercio si apre nel segno della continuità con il precedente settore: i sapori sono equilibrati tra il dolce (prevalente) e il sapido. Il doppio puff incoraggia il fumatore a qualche tentativo in tal senso con ottimi risultati. In questo modo il fumo si fa ancora più cremoso e le sensazioni si intensificano senza che ci sia nessun problema a livello di equilibrio gustativo, con una perfetta tenuta di aromi e sapori. Il legno e il miele continuano a tessere la trama, il pepe si accomoda temporaneamente in terza fila mentre talvolta si avvertono aromi di frutta tropicale.
Il comfort di fumata è massimo, la fumata si adagia rilassante senza picchi e stravolgimenti, pur con una serie di correzioni alla base del braciere che - a nostro avviso - non comportano grossi handicap. Si segnala una piccola crepa (ignorata a inizio fumata) che tende a ingrandirsi man mano che il braciere tende ad avvicinarvisi. Niente di preoccupante: il capote tiene alla grande evitando qualsiasi tipo di problema di combustione. La forza si mantiene costante, sempre sui 3,5/5.

Il tercio finale vede l'inserimento di note tostate piacevolissime che danno alla fumata un deciso cambio di ritmo: piccole sensazioni di caffè torrefatto, legno stagionato e il ritorno del pepe bianco fungono da linea guida per questo finale che comunque risulta inferiore ai due precedenti tercios dal punto di vista della finezza aromatica. La forza incrementa di mezzo punto (4/5) dando luogo a un finale appagante e più impegnativo rispetto al resto della fumata, con un ritmo di fumata che deve essere tenuto sotto controllo.

Complessivamente un sigaro che si conferma molto probabilmente come il miglior cubano di produzione ordinaria, il cui invecchiamento ha giovato in maniera marcata sulle caratteristiche organolettiche. Sono stati fumati due esemplari da questo stesso box (2011) ed entrambi si sono comportati in maniera identica, confermando quindi una costanza di rendimento, di sensazioni e di meccanica di fumata che non può certo essere taciuta. Sigaro costoso, ma che probabilmente vale tutti i soldi spesi per acquistarlo, tenendo anche presente il fatto che esistono cubani più costosi che probabilmente risultano meno performanti rispetto a questa piccola meraviglia dell'arte tabacalera cubana.

Punti di forza: Finezza e complessità aromatica
Punti deboli: Nessuno

Abbinamenti:
Alcolico: Birra Golden Ale
Analcolico: Caffè shakerato

Punteggio finale: 92/100

Montecristo "Grand Edmundo" EL 2010
Esteticamente molto invitante, capa impregnata di oli essenziali, piuttosto spessa.
A crudo tutta l'opulenza delle edizioni limitate di Montecristo: legno antico, fichi, caramello.
Tiraggio perfetto. I primissimi puff confermano le sensazioni a crudo senza nessuna esclusione.
A farla da padrone è subito il legno, profondo ed efficace. Il puff è ampio, molto cremoso.
Il primo tercio vede un'intensità aromatica davvero oltre la media: gli aromi sono quelli già evidenziati nei primi puff, al quale si aggiungono sentori terrosi, mentre i sapori sono generalmente sapidi con passaggi dolciastri solo alla fine del tercio in questione.
Nella parte iniziale, invece, si notano in retrogusto sapori amaricanti che comunque non infastidiscono caratterizzando invece il puff nella sua rotondità.
Dal punto di vista delle assonanze con altri sigari del brand si può dire che ricordi i migliori Petit Edmundo pur con forza nicotinica in questo caso inferiore (3/5 la forza rilevata nello specifico).
A volte si preferisce avanzare con il doppio puff per imbarcare un maggiore quantitativo di fumo, ma il tiraggio è in ogni caso corretto, anche se non certo abbondante.


Il secondo tercio si apre con aromi più fini e aggraziati: compaiono la mandorla e la noce, ma sono il legno (soprattutto) e la terra (in subordine) a gestire le sensazioni. I sapori evolvono: niente amertume, sapidità prevalente ma anche dolcezza in retrogusto. Significativo il caramello che ogni tanto punteggia il fumo con grazia dandogli quella personalità che su questo Montecristo non manca certamente. La combustione non è perfetta ma le piccole difficoltà riscontrate (pareggiamenti del braciere, un limitata tendenza all'assopimento del sigaro) si superano senza grosso penare.

L'ultimo settore vede la forza aumentare giusto di mezzo punto (3,5/5) e l'intensità aromatica rimanere intatta: ritorna il mix di sapori sapido-amari che aveva caratterizzato il primo tercio ma non c'è squilibrio nella fruizione. La persistenza post-puff è superiore alla media, il fumo particolarmente cremoso. Anche in questo settore degassifico e la fumata acquista punti, come se in qualche modo questa pratica sia in questo momento quasi necessaria per migliorare la "fumabilità" di questo Grand Edmundo.
Complessivamente un sigaro con una personalità tutta sua, adatto a un dopo pasto. Genericamente possiamo parlare di una fumata "rustica", non particolarmente fine anche se non mancano i momenti in cui è ovvio ricredersi soprattutto per meriti degli aromi (legno antico e caramello) più che dei sapori. In ogni caso si tratta di una fumata avvincente anche se distante come percezioni dalle edizioni limitate che lo hanno preceduto (Sublimes del 2008) e seguìto (520 del 2012) che risultano probabilmente superiori. L'impressione è che - in ogni caso - sia un canonazo destinato a migliorare ulteriormente in un ulteriore lustro di invecchiamento.

Punti di forza: Cremosità e intensità del fumo
Punti deboli: Finezza dei sapori

Abbinamenti:
Alcolico: Ruhm invecchiato
Analcolico: Cioccolato fondente 60% 


Punteggio finale: 89/100


Conclusioni:
Due sigari, quindi, diversi e complementari, costruiti per momenti differenti della giornata e che possono essere fruiti a seconda delle circostanze. A volte, e questo è chiaro a tutti, si preferisce guidare un fuoristrada, a volte una berlina con i sedili in pelle. Sta a voi decidere come e quando accendere il loro motore.
La battaglia tra questi due canonazos si è conclusa con un netto vincitore ma c'era da aspettarselo, non era questo il punto della questione. L'aspetto di maggiore interesse sta nella diversa interpretazione di questo modulo da parte di due "best brand" come Cohiba e Montecristo. Da una parte del ring si è piazzato un sigaro meditativo, con una velocità di crociera ridotta e confortevole fatta di aromi e sapori magnifici, con piccole gemme nascoste qua e là nel corso di fumata. Dall'altra parte un sigaro al contrario più rustico e deciso (attenzione: non più forte) con aromi e sapori completamente diversi che ha saputo declinare il suo essere cubano in altre direzioni, fatto di "strappi" più evidenti in corso di fumata.

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