domenica 31 gennaio 2016

ROMEO Y JULIETA PIRAMIDES: "Seleccion Piramides" VS "Anejados"


Con questa seconda degustazione prendiamo in esame due esemplari di Piramides del brand Romeo Y Julieta.
Il primo di questi proviene dalla Seleccion Piramides messa in commercio da Habanos nel 2003 e contenente, nello stesso formato, i marchi Cohiba, Romeo y Julieta, Hoyo de Monterrey, Montecristo e Partagàs. Ogni anno questa produzione speciale viene rinnovata e messa sul mercato dando quindi continuità a questa "special release".
Casualmente, siamo entrati in possesso di un esemplare del 2008: lo stesso anno di produzione dell'altra Piramide presa in considerazione in questo articolo, appartenente alla nuova linea Anejados.
Tralasciando le caratteristiche specifiche di questa produzione lanciata nel 2015, ci concentriamo invece sulle differenze tra questi due sigari, fumati in un breve lasso di tempo l'uno dall'altro e tenuti in humidor alle stesse condizioni climatiche di umidità e temperatura.

 

Piramide "Seleccion Piramides" (2008)

 
Esteticamente si presenta in maniera egregia: la capa è di tonalità piuttosto scura, quasi colorado-maduro e la costruzione pare assolutamente impeccabile.
Il tiraggio (così come in seguito la meccanica di combustione) è efficace e senza problemi di sorta.
A crudo molto intenso: pepe bianco e legno aromatico sono le sensazioni che balzano subito all'occhio.
All'accensione si capisce subito che si andrà incontro a una fumata molto interessante: pepe bianco abbastanza marcato, cedro e vaniglia sono le prime sensazioni che si presentano. In seguito saranno la costante di questa fumata, se si esclude la vaniglia che scomparirà quasi subito.

L'intensità di questo primo tercio è ottima, i sapori dolci sono contrastati da una certa piccantezza e una leggera sapidità che avvolgono e soddisfano.
Legno stagionato, corteccia, noce moscata, sporadiche tracce balsamiche completano un bouquet di tutto rispetto, dando vita a una complessità che non si può non definire quasi eccezionale.
La persistenza post-puff è marcata, mentre la forza si attesta su quota 3,5/5.
Il fumo è pastoso, ampio. A tratti questa Piramide si manifesta come RyJ ma in generale sembra essere fornita di maggior "peso specifico" e di una struttura più corposa rispetto alla media del brand.

Nel secondo tercio si avverte leggermente il miele, nascosto nel legno stagionato, mentre
le spezie regrediscono di intensità e presenza.
La forza cala di mezzo punto e cresce la finezza aromatica: ora il sigaro è più elegante e più vicino ai classici Romeo Y Julieta.
Il cedro diventa l'aroma principale insieme al miele, il fumo rimane corposo e abbondante con una persistenza in bocca notevole.

Il tercio finale vede l'ingresso di erbe aromatiche che punteggiano il puff in maniera molto marcata: persiste il miele e il legno si fa stagionato, profondo. Le spezie (pepe bianco) si rifanno vive ai lati della lingua mentre la forza torna sui livelli iniziali guadagnando il mezzo punto perso del settore centrale. Il fumo si fa più sapido, le note dolci si accomodano in retrogusto: il giusto finale per una fumata appagante.

Emotivamente possiamo parlare di una fumata inaspettata, per certi versi stupefacente: questa Piramide è costantemente piacevole, discretamente evolutiva ma soprattutto espressiva e intensa. Gli spunti di riflessione sono parecchi, a partire dal fatto che solo a tratti sembra essere un prodotto marchiato RyJ: per il resto sembra appartenere alla linea classica di Cohiba, con quella particolare progressione armonica e quell'incisività tipica del marchio dell'Indio. Altra nota da sottolineare: la persistenza post-fumata è molto elevata e di gran qualità, a conclusione di un'esperienza davvero sopra le righe.


 
Punti di forza: Intensità aromatica e persistenza
Punti deboli: Nessuno

Abbinamenti:
Alcolico: Franciacorta Pas Dosé
Analcolico: Chinotto

Valutazione complessiva: 92/100
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Piramide "Anejados" (2008)

 
La Piramide "Anejados" si presenta con una capa colorado, lucida e grassa.
A crudo sono apprezzabili sentori di legno di cedro e miele, mentre il tiraggio risulta perfetto.
In seguito all'accensione (agevole e immediata) si percepiscono pepe bianco marcato, miele e frutta secca a guscio (nocciole e arachidi). Niente male davvero, soprattutto sul versante complessità.
I sapori sono piuttosto intensi e si concretizzano in un mix di sapidità e dolcezza (sicuramente prevalente).
Il pepe si sente in retrogusto e in post-puff, ma si tratta di una sensazione mai sopra le righe, sempre equilibrata nell'ambito degli altri aromi percepiti.

Dopo un attacco comunque deciso, si sente la necessità di abbassare il ritmo dei puff per ragionare meglio sulle percezioni aromatiche che si sviluppano in questo modo con migliore chiarezza.
Sembra proprio questo il punto focale di questo primo tercio di fumata: distanziare i puff il più possibile per godere di un fumo il più possibile "fresco", capace di esaltare questo tabacco.
La complessità è molto buona, così come la finezza generale degli aromi proposti.
La forza di questo primo settore si attesta in 3 punti su 5 complessivi, quindi perfettamente al centro rispetto alla scala di valori.

Il secondo tercio si apre con fantastiche note di pasta frolla in evidenza, sempre su base leggermente mielosa. Si tratta di una svolta che abbiamo già riscontrato in altri esemplari e che a questo punto sembra essere un vero e proprio marchio di fabbrica di questo sigaro.
Il pepe bianco persiste pur perdendo di intensità rispetto al settore precedente.
I sapori adesso sono esclusivamente dolci, piuttosto marcati e ben delineati.
Il fumo è abbastanza cremoso ma non mancano saltuarie sensazioni dry che comunque rendono la fumata dinamica e non priva di spunti. La forza è costante.
Trovo che sia particolarmente indicato in questo frangente rilasciare il fumo lentamente dalla bocca: in questo modo le percezioni sembrano più nitide e svelano diverse sfumature di legno (cedro, legno verde, legno antico) che ben si innestano sui sapori dolci in abbinamento con il pepe bianco. Ottimo davvero, probabilmente il tercio di fumata migliore.

Il tercio finale è leggermente più intenso, ma probabilmente per il naturale avanzamento del braciere e non per altro: la base è legnosa ma permangono la pasta frolla e il miele, con una finezza aromatica che non viene mai meno. Il puff produce sempre un ingente mole di fumo e sotto questo punto di vista le similitudini con l'altra Piramide sono evidenti: la costruzione in entrambi i casi è risultata assolutamente di grande pregio.
Questo tercio "finisce" in realtà un po' presto, prima di quanto ci si dovrebbe aspettare. Si è ancora lontani dall'anilla quando l'equilibrio improvvisamente viene meno e si ha la netta sensazione che il sigaro sia sulle corde. Niente di male, solo una fine un po' avventata di un sigaro che si sarebbe voluto vedere costante e reattivo fino all'ultimo centimetro.
 
Punti di forza: complessità e finezza
Punti deboli: finale di fumata improvviso

Abbinamenti:
Alcolico: Prosecco di Valdobbiadene
Analcolico: Acqua tonica

Valutazione complessiva: 90/100
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Considerazioni finali

Si è trattato di una sfida ad alti livelli, questo è chiaro.
I due sigari per certi versi si assomigliano, ma sono più le divergenze che le assonanze.
L'invecchiamento di entrambi (7 anni) li pone sullo stesso punto di arrivo ma con risultati differenti. Il Seleccion Piramide è un sigaro di una personalità evidente, cangiante e intenso pur rimanendo nell'ambito di una forza media.

L'Anejados gioca le sue migliori carte sul versante della finezza della gamma aromatica, sempre brillante e ben identificabile.
Quest'ultimo sembra essere più adatto a una fumata mattutina, dove il palato non inquinato riesce a percepire con maggiore sicurezza le numerose sfumature proposte: una fumata più meditativa, quindi.

I due punti di differenza a favore del "Seleccion Piramide" non devono quindi ingannare oltre modo, a prevalere è stata la sensazione di un sigaro "più completo", null'altro.
Attribuire all'Anejados un difetto di incompiutezza sarebbe alquanto ingeneroso ma, in ogni caso, la sfida ad armi pari sembra avere avuto un suo vincitore, chiaro e inequivocabile.
Ovviamente fino al prossimo assaggio!

venerdì 1 gennaio 2016

DALIAS CUBANE: Un mondo da riscoprire

Come primo articolo vi proponiamo un confronto tra quattro dalias cubane, tre delle quali ancora in produzione sull'Isla Grande. La degustazione "verticale" è stata realizzata su esemplari il cui anno di produzione è stato indicato accanto al nome del sigaro. Ovviamente questo fattore può incidere notevolmente con il responso finale ma ciò che è importante sottolineare è che nessun sigaro è stato fumato in giovane età.

Il formato cubano "dalia" vede sul mercato quattro veri fuoriclasse, tutti caratterizzati da qualità di eccellenza e da particolarità che li accomunano: grandi capacità evolutive, generosità negli aromi proposti e tempistiche adatte a chi ricerca confort e relax. Purtroppo in Italia è possibile acquistare soltanto due di questi (Partagàs e Cohiba) mentre per accedere ai rimanenti due (La Gloria Cubana e Bolivar) è necessario andare oltre confine.
Si tratta di sigari prestigiosi, destinati ad aficionados di lungo corso: dall'intramontabile 8-9-8 di Partagàs al magnifico Siglo V di Cohiba, dall'armonico Medaille D'Or n. 2 di La Gloria Cubana all'incisivo Inmensas di Bolìvar. In tutti i casi si può parlare di grandi classici della manifattura Habanos, ricercati dagli appassionati e forse un po' dimenticati dal mercato attuale, sempre più alla ricerca di sigari con cepo elevato e largo ridotto.
In ogni caso c'è davvero da andare sul sicuro quando si accende uno di questi quattro capolavori ma... Quale di questi si è dimostrato in grado spuntarla sugli altri? Scopriamolo insieme.

La Gloria Cubana "Medaille D'Or n. 2" (2004)

A crudo le sensazioni sono dolci, di miele e di legno di cedro. L'apparenza è nella norma, con una capa colorado che profuma di legno.
L'attacco è gentile, armonioso negli aromi che giungono al palato. Il tiraggio è corretto, senza eccessi né mancanze.
Il primo settore di fumata vede l'arrivo di sensazioni floreali, mielose e di legno giovane dotate di una finezza eccezionale. L'intensità aromatica è nella media, mentre la forza è rilevabile come medio-bassa (2,5/5). Il sigaro è elegante, profumato e confortevole.
Il secondo tercio vede il sigaro decollare a livello di intensità, con leggere spezie (pepe rosa) a punteggiare in sottofondo i sapori dolci e sempre avvolgenti. Note tostate si aggiungono, intervallate da legno di cedro e menta dando vita a una fumata fresca, sempre improntata su miele e aromi floreali. La forza è costante rispetto al tercio precedente mentre la meccanica di fumata e il tiraggio sono senza problemi.
Il tercio finale vede il pepe rosa incidere ulteriormente sulla gamma aromatica, il legno di cedro cambia intensità e sfaccettature. L'evoluzione è evidente, con perdita della freschezza a favore di maggior corpo. I sapori sono sempre dolci ma le percezioni sono differenti. La forza sale di mezzo punto.
Complessivamente un sigaro molto vivace, cangiante e molto fine, con una buona complessità. L'intensità è costantemente in ascesa, in equilibrio con la forza. Un cubano di grande spessore.
Dal punto di vista emozionale si tratta di un sigaro in grado di superare con agilità le difficoltà di interpretazione che molte volte il fumatore incontra con formati di questo tipo, dove è molto importante distanziare i puff ma allo stesso modo trarre il massimo "profitto" dal fumo a disposizione. Si tratta quindi in generale di una fumata di agevole interpretazione, adatta a fumatori di lungo corso ma anche a chi si approccia da poco a questo formato.

Valutazione complessiva in centesimi: 91/100
Punti di forza: Finezza ed evoluzione
Punti deboli: Alcuni spegnimenti

Abbinamenti:
Alcolico: Mojito
Analcolico: Acqua e menta
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Bolivar "Inmensas" (2000)

A crudo le sensazioni sono sbiadite, solo un filo di legno pregiato nel tiraggio, ma tutto ciò è normale: l'esemplare ha qualche anno sulle spalle. La capa è colorado, sottile e priva di venature in rilievo.
L'attacco è in stile Bolivar, molto old style per la verità: fumo deciso e rustico, nulla sembra destinato al fumatore occasionale e impreparato.
Il primo tercio si sviluppa su note terrose con una sottile vena amaricante molto piacevole. Il legno antico è il partner ideale rispetto alla terra: in questo "Inmensas" i due aromi si fondono alla perfezione. I sapori sono sapidi ma non manca un retrogusto leggermente dolce in fase terminale. Le spezie sono leggere ma di grande qualità, la forza è media (3/5)
Il settore centrale si apre con il legno pregiato che passa a dominare la scena: spezie (più incisive) e punte minerali accompagnano la terra che si accomoda in secondo piano. L'elemento dolciastro sale di intensità mutando lo scenario gustativo: il fumo è più fine e meno rustico, mentre la forza rimane costante.
Tercio finale ancora in crescita: frutta matura, legno "diverso" rispetto agli esordi, pepe verde in sottofondo e un equilibrio aromi/sapori davvero riuscito. Il fumo cessa definitivamente di essere rustico e la finezza diventa dominante. La persistenza al palato è ottima, la forza costante.
Complessivamente un sigaro evolutivo dalle qualità enormi in termini di amalgama e finezza aromatica. La combustione e il tiraggio sono risultati da manuale. Un Bolìvar da incorniciare.
Dal punto di vista emozionale è un sigaro sicuramente più difficile rispetto alla media. Capirlo non è semplice, richiede grossa concentrazione nell'esame del puff così come nella lettura complessiva delle sensazioni. Ma le soddisfazioni sono davvero dietro l'angolo se solo si sa ascoltare con un po' di attenzione!

Valutazione complessiva: 92/100
Punti di forza: Finezza ed evoluzione
Punti deboli: Complessità

Abbinamenti:
Alcolico: Whiskey & Cola
Analcolico: Cappuccino
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Cohiba "Siglo V" (2007)

A crudo il sigaro non è foriero di grosse emozioni: un pizzico di legno e dolci sensazioni di miele sono solo minimamente percepibili. Il riempimento sembra eccessivo ma in realtà una volta acceso tutto procede per il meglio.
L'ingresso sentenzia senza mezze misure che siamo di fronte a un Cohiba di alto lignaggio: leggero pepe bianco, legno morbido e delicato, frutta a guscio (mandorla e noce) e una dolcezza aristocratica mai spinta e tuttavia incisiva e ricercata.
Il primo tercio entra subito nel vivo: il legno prende il sopravvento ma i sentori di miele e di frutta a guscio sono ben percepibili. Le spezie sono leggerissime e i sapori dolci sono molto generosi e caratteristici avvolgendo le papille gustative. La forza è bassa (2/5) e l'intensità aromatica è direttamente proporzionale alla carica nicotinica. Quindi, in sintesi, grande equilibrio di fondo.
Il secondo tercio è però meno emozionante, il sigaro si fa meno dolce e gli aromi si fanno meno complessi: l'eleganza e la finezza ci sono sempre (soprattutto in retrogusto) ma l'intensità non decolla e tutto rimane un po' in superficie. La forza è costante.
L'ultimo settore si fa più piccante (sempre pepe bianco) e incisivo dal punto di vista dell'intensità: ottimo legno, miele e noce ancora alla ribalta. Insomma, una ripresa in grande stile e un finale composto con forza in crescita (3/5).
Complessivamente un Cohiba di pregio, riconoscibile e molto rilassante ma forse non propriamente emozionante e solo leggermente evolutivo.
Dal punto di vista emozionale si tratta quindi di un sigaro un po' carente, di non difficile lettura.
Le sensazioni sono chiare in prima battuta ma c'è sempre dell'altro, se solo si aumenta il grado di concentrazione durante la fumata. Un sigaro dalle molteplici interpretazioni, più tecnico che emozionale.

Valutazione complessiva: 89/100
Punti forti: Finezza ed equilibrio
Punti deboli: Appagamento complessivo sufficiente

Abbinamenti:
Alcolico: Moscato d'Asti
Analcolico: Acqua tonica con limone
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Partagàs "8-9-8" Varnished (2008)

Esteticamente è perfetto: la chiusura della testa è esemplare, la capa colorado è ben tesa, liscia e profuma di sentori balsamici. A crudo molto legno antico e sapori tendenzialmente dolci.
L'attacco non è dei migliori: apertura amarognola con aromi terrosi e soprattutto minerali, l'equilibrio tra aromi e sapori è purtroppo precario.
Il primo tercio è invece complessivamente positivo, soprattutto nella parte finale del settore di fumata: i sapori si addolciscono, la nota amarognola "svolta" mentre sentori di legno, corteccia e mandorla fanno decollare la fumata. L'equilibrio è raggiunto, la forza è media (3/5).
Il tercio centrale vede l'aggiunta di note di caramello e punte balsamiche sulla solida base legnosa e di mandorla: l'amarognolo è un lontano ricordo e il fumo si fa cremoso, a tratti fruttato. L'intensità cresce esponenzialmente come la finezza degli aromi e la dolcezza di base. Forza costante.
Il tercio finale vede il caramello e le note zuccherine ancora alla ribalta: la persistenza è molto fine e complessa e l'evoluzione degli aromi di legno evidente. Ancora frutta guscio (nocciola) e leggere sensazioni speziate sulle labbra. Forza in leggera crescita (3,5/5).
Il finale è morbido, avvolgente, mai sopra le righe e appagante.
Complessivamente un sigaro molto evolutivo e complesso, con buona intensità, capace di sorprendere con i suoi cambi sensoriali. Fantastica la meccanica di fumata e il tiraggio.
Dal punto di vista emozionale si tratta di un sigaro capace di smuovere qualcosa, non per niente è uno dei sigari al quale l'aficionado risulta più affezionato in senso assoluto. L'amalgama aromatica e i continui cambi di ritmo dal punto di vista evolutivo lo mettono al centro dell'attenzione, sempre che il fumatore sia in grado di fornirgliene a sufficienza.

Valutazione complessiva: 91/100
Punti forti: Evoluzione e meccanica di fumata
Punti deboli: Ingresso di fumata un po' scomposto

Abbinamenti:
Alcolico: Birra Lager
Analcolico: Chinotto
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CONSIDERAZIONI FINALI:
L'esperienza complessiva di questi quattro sigari è altamente positiva. Tutte e quattro queste dalias si sono dimostrate performanti dal punto di vista meccanico (combustione e tiraggio) e hanno mostrato qualità aromatiche di gran pregio. La scelta finale è ricaduta sul Bolìvar (l'unico sigaro purtroppo non più in produzione) per il giusto mix di intensità, finezza e complessità aromatica, capace di "sfondare" il muro dei 90 punti senza grosse difficoltà. Fanalino di coda il Cohiba (con un voto comunque alto), che vanta il prezzo più elevato ma probabilmente necessita di più anni per una completa maturazione della liga.
La Gloria Cubana è risultato il sigaro più eclettico e aromatico (adatto quindi a più momenti della giornata) mentre il Partagàs si è dimostrato il più appagante dal punto di vista della complessità e il più evolutivo, anche se - come noto - non molto vicino alla tipicità marcaria che vede Partagas di solito primeggiare per forza e intensità. In ogni caso quattro grandi sigari cubani da fumare con grande piacere nelle circostanze migliori che voi possiate avere.