venerdì 4 marzo 2016

LANCEROS NICARAGUA: Joya de Nicaragua "Serie Antaño 1970" VS Don Pepin Garcia "Serie Original"

 
In questa degustazione comparativa ci siamo approcciati a un formato ormai per molti desueto che rischia, almeno per noi italiani, di essere sempre più merce rara: il Lancero
Dopo l'addio alle importazioni di Cohiba e Trinidad (per questo secondo ci permettiamo di accumunarlo alla "famiglia" pur non essendo a stretto rigore il medesimo formato) rimangono disponibili in Italia solo quattro Lanceros: Joya de Nicaragua "Serie Antaño 1970", Don Pepin Garcia "Serie Original", My Father "N. 4" e Oliva "Serie V".
Le misure di questi quattro sigari non sono perfettamente identiche ma in senso assoluto i quattro Lanceros sono paragonabili tra loro per tempistiche e tipologia di fumata.
Tutti e quattro i sigari hanno una lunghezza differente e si va dai 195 mm di JdN fino ai 175 mm di Oliva, passando per i 190 mm del Don Pepin e i 193 mm del My Father.
La differenza più evidente riguarda quindi il lancero di casa Oliva, sensibilmente più corto rispetto agli altri (addirittura due centimetri in meno rispetto al My Father) e privo della tradizionale chiusura a "pig tail".
Per quanto riguarda il cepo tutti e quattro hanno le stesse misure, se si fa eccezione per il My Father, con un cepo impercettibilmente più marcato.
In questo articolo prenderemo in esame Joya de Nicaragua e Don Pepin Garcia, certamente i più intensi e i più marcati in termini di carica nicotinica. In futuro compareremo invece i restanti, molto diversi da questi e in grado di essere paragonati con maggiore rigore.
Alla fine delle quattro degustazioni proveremo a fare un bilancio conclusivo delle fumate cercando di individuare pregi e difetti a favore di una possibile scelta consapevole da parte dell'aficionado.
Tutti i sigari in questione sono stati conservati in humidor dedicato alle produzioni caraibiche non cubane con u.r. pari al 72-73%
 
Joya de Nicaragua
L'aspetto è invitante, la capa è lucida, di un bel colorado maduro.
Il sigaro si presenta con la tradizione chiusura a "pig tail", tipica di questo formato elegante e raffinato.
Al piede si intravede la possibilità che il tiraggio sia ampio e infatti a crudo e in fumata la sensazione si trasformerà in realtà. Prima dell'accensione sono ben chiare note dolci piuttosto marcate di legno e di nocciola.
 
I primi puff sono immediatamente sul pezzo, non c'è spazio e tempo per prendere confidenza con la fumata: subito si rivelano pepe nero, sentori marcati di carruba e legno stagionato di ottima intensità.
La forza è immediatamente su un livello di 4 punti su 5, la conferma è data dal passaggio del fumo dal naso che evidenzia come la nicotina (complice anche una conservazione a umidità oltre il 70%) sia ben presente.
La mole di fumo è imponente, a conferma del fatto che non è il diametro di un sigaro che determina la quantità di fumo ma la costruzione generale, la conseguente combustione e ovviamente le modalità di conservazione dello stesso.
L'intensità aromatica è molto elevata e si evidenzia un post-puff persistente e marcato. I sapori sono tendenzialmente sapidi mentre la dolcezza - avvertibile senza sforzi di concentrazione - è presente in sottofondo. A metà del primo tercio di decide di rallentare i puff e il ritmo si calma leggermente, cosa positiva visto l'impatto iniziale per palati forti. Così facendo si rileva più armonia e si percepisce meglio la qualità degli aromi che in questa fase è molto più che apprezzabile.
 
Il secondo tercio si propone con cacao, anice e frutta secca (noce) e questa fase promuove una delle qualità che fino a questo punto era rimasta in parte inespressa: la complessità.
Si nota anche un leggero amaricante che si sposa perfettamente con la base aromatica proposta.
Davvero godibile.
La forza scende di mezzo punto, il fumo è molto cremoso e appagante anche se un po' caldo nonostante il diradarsi dei puff. Per questo occorre rinfrescare il palato con una bibita fresca e qualche bollicina analcolica, certamente un bel modo per non appesantire il palato.
Il pepe solletica il palato mentre i sapori virano più sul versante della sapidità facendo accomodare la dolcezza solo nel retrogusto e nel post-puff.
 
Il tercio finale è ancora una volta molto incisivo, speziato e complesso con una forza che si fa sentire tornando ai livelli iniziali (4/5). L'equilibrio è comunque rispettato grazie a un'intensità aromatica sopra le righe: l'idea di "spostare" l'anilla per continuare a godere della fumata è quasi un obbligo.
Il risultato? ancora noce, carruba e legno stagionato fine e gradevole.
Emotivamente si tratta di un sigaro con una spiccata personalità, da fumare dopo i pasti, cercando il più possibile di mantenere un ritmo lento e cadenzato. Ciò risultata possibile, visto che l'appagamento è marcato e non si sente certo il bisogno di ripetere con elevata frequenza il puff.
Sigaro nicaraguense con elevate qualità organolettiche, meccanicamente perfetto e complesso oltre la media con una certa originalità negli aromi proposti che lo "staccano" da altri sigari con le medesime caratteristiche. L'evoluzione complessiva è soddisfacente anche se non è certo questo il pregio migliore di questo lancero a cui però non si può certo chiedere tutto.
Rapporto qualità/prezzo assolutamente da sottolineare (e con un certo entusiasmo...)
 
Punti di forza: complessità e grande cremosità del fumo.
Punti deboli: una certa irruenza del tercio iniziale
 
Abbinamenti:
Alcolico: Vino passito
Analcolico: Acqua gasata con limone
 
Valutazione complessiva: 89/100
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Don Pepin Garcia
Esteticamente si presenta ottimamente, con una capa abbastanza spessa e lucida
A crudo si percepiscono sentori di mandorla e cioccolato fondente piuttosto marcati.
Il tiraggio a crudo sembra leggermente costretto, mentre in realtà nel corso della fumata si dimostrerà impeccabile.
 
I primi puff sono intensi: pepe nero, legno stagionato e mandorla sono gli aromi che vengono inizialmente proposti da questo Don Pepin.
In seguito si fanno largo cenni di caffè in grani e una tendenza generalmente sapida che in ogni caso non sbarra la strada a una componente dolce ben rilevabile soprattutto nella prima parte di espulsione del fumo.
Progressivamente le sensazioni dolci si intensificano e risultano di buona qualità e finezza.
Il legno aromatico dopo un paio di centimetri prende il sopravvento ma è il cioccolato fondente a scandire i tempi e i ritmi di fumata con un pepe che si ridimensiona progressivamente nel corso del primo tercio di fumata. La forza è media, rilevabile con 3 punti su 5, mentre combustione e meccanica di fumata sono senza sbavature.
 
Il secondo settore conferma le sensazioni provate fino a questo punto: tutto si gioca nell'equilibrio (riuscito) tra il cioccolato e il caffè in grani, tra una dolcezza prevalente e un tostato di gran classe che riesce a fungere da punto di incontro tra i vari aromi.
A questo punto della fumata è bene rilevare come effettivamente ci sia stata un'evoluzione delle sensazioni piuttosto marcata, con aromi e sapori che si alternano riproponendosi ciclicamente all'interno dei puff.
Il fumo è della giusta quantità, cremoso e vivace sia al naso che al palato mentre la sensazione che il sigaro migliori di pari passo con l'avanzata del braciere sembra essere una effettiva realtà.
La carica nicotinica nel secondo tercio si equivale rispetto al primo, mentre l'intensità raggiunge il suo apice.
 
Il tercio finale vede il ritorno delle sensazioni speziate: ancora pepe nero (questa volta in un lento crescendo di intensità) ma soprattutto cacao amaro e caffè. Quest'ultimo aroma diventa con l'avanzare del braciere l'aroma dominante, mentre a livello di sapori il sapido prende il sopravvento, affiancato da un leggero amaricante che ben si abbina con una gamma aromatica decisamente più incline all'appagamento sensoriale che non alla finezza aromatica. Anche la forza subisce una leggera impennata (incremento di un punto) ma il quadro d'insieme rispetta senza dubbio l'equilibrio generale tra intensità e forza.
 
Dal punto di vista emozionale siamo di fronte a un sigaro completo, valido sia sul versante della complessità che su quello dell'intensità degli aromi e dei sapori proposti. La fumata cambia con una regolarità tale che è impossibile non definire il lancero di Don Pepin  come evolutivo.
Una delle doti che maggiormente balza all'occhio riguarda l'armonia con la quale si sono sviluppati in tercios: da un primo settore "introduttivo" delle qualità del sigaro a un secondo tercio vivace e completo, per finire con un tercio maggiormente corposo e di sicuro appagamento sensoriale.
Inoltre la finezza, pur non essendo eccezionale, dimostra ancora una volta come i nicaraguensi possano affilare le proprie armi anche su questo versante, affiancando questa qualità alle indiscutibili doti di corpo che caratterizzano - come da tradizione - il tabacco della Terra dei Vulcani.
 
Punti di forza: evoluzione e struttura
Punti deboli: tercio finale rustico
 
Abbinamenti:
Alcolico: Ruhm
Analcolico: Caffè espresso
 
Valutazione complessiva: 88/100

 
 

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